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Che Dio ce la mandi buona

Che Dio ce la mandi buona

14 Ottobre 2014

Fra Luca Minuto: mi presento!

Buongiorno sono l’angelo custode…”.
“Shh – fece l’angelo segretaria – il Beato Matteo non è in giornata, gli hanno raccontato un paio di cose e…ha un diavolo per capello”.
“Si, ma forse posso spiegare…”, ribatté l’angelo custode con un filo di voce.
“Spiegare un corno! – esclamò il Beato piombando nella stanza qui, con tutti i problemi che ho, mi devono pure mandare un frate di questo genere! A Vigevano!
Ma si rendono conto di cosa comporti essere un beato protettore?”.
“Ma sa, il diavolo non è poi così brutto come lo si dipinge… ah ma cos’è?”.

Una nuvola di zolfo aveva invaso la stanza e dalla porta della cantina ecco spuntare due corna e un viso aguzzo con la barbetta a punta.

“Oggi è la seconda volta che mi chiamate! Si può sapere che diavolo volete?
Comunque mi presento, mi chiamo Turacciolo e sono il diavolo custode di fra Luca, quello piccoletto che arriva tra poco a Vigevano, se non ho capito male … ehi, ma tu sei Cesarino, il suo angelo custode, ci siamo già visti un po’ di volte, caro collega”.

Il Beato Matteo alzò gli occhi al cielo, poi si ricordò di essere già in cielo e bofonchiò:

“Allora, oggi non me la levo più, tanto vale parlarne di questo frate. Vi va un caffè? Avviso anche san Francesco”.

“Sì – fece Turacciolo – se non vi dispiace conosco un ottimo caffè in Purgatorio, proprio in cima alla montagna, vicino al paradiso terrestre. Fanno certi dolcetti di frutto proibito che sono una tentazione…”.

Poco dopo i quattro erano sulla terrazza panoramica del Purgatorio. In fondo, il mare color turchese, solcato di tanto in tanto da qualche navicella con spiriti che andavano a purificarsi.

“Mah – cominciò Cesarino – in fondo possiamo dire che è un bravo ragazzo, sa fare molte cose…”.
“Insomma – lo interruppe il Beato – a me hanno detto che una volta ha scambiato l’olio della frittura per il brodo della minestra e stava per avvelenare un convento… ci volle un lavoro straordinario di grazie per impedire il peggio!”.
“Beh quello è successo quanto era in formazione in Emilia. Devo ammettere che è un po’ distratto, comunque gli piace fare sport”.
“Un frate che pratica il judo! – esclamò il Beato Matteo – non c’è più religione!”.
“Ah bea’ ma che sta’addire? – fece Turacciolo – aggiornati un po’: ormai tutti fanno sport. Un tempo era considerato strano e quasi peccaminoso, oggi è una delle cose più sane: controllo di sé, disciplina, rispetto per l’altro… tutte cose terribili!
Ogni anno noi altri diavoli investiamo cifre astronomiche in patatine, divani, sigarette per dissuadere i giovani da tali pratiche…”.
“E per non parlare di quando scia! – riprese il beato – si sente la campana d’allarme in paradiso e legioni di angeli custodi sono mobilitati!”.

Cesarino era impegnato a proteggere i dolcetti dalle grinfie di alcuni spiriti golosi che sbucavano da sotto il tavolo.

“Ehm, sì, insomma, comunque non posso nascondere che ha le sue tentazioni, certo.
“Le donne? – riprese il Beato – ho letto su Santarella 2000 che stava con una tipa prima di farsi frate”.
“No – fece Cesarino – quello è il meno, guarda; meglio che non ti dica…”
“E invece lo dico io – soggiunse Turacciolo – gli piacciono le lingue, le imparerebbe tutte. Vuoi fargli perdere il treno? Piazza in edicola un paio di giornali in tedesco o in russo…”.
“Ho capito – fece il Beato – ne vedremo delle belle, ma France’ tu che te ne stai tutto zitto: come mai si è fatto frate dei tuoi?”.

“Eh vedi – rispose Francesco, inghiottendo il quarto babbà con la panna ( c’è scritto nella Regola: “mangiate quello che vi mettono davanti”) – stavo passeggiando con don Bosco e parlavamo proprio dei cappuccini, l’ordine più disordinato della Chiesa.
Gli stavo spiegando che in fondo sono simpatici e per questo avrei voluto rinforzarli magari con uno che desiderasse fare il prete, uno che si dedicasse volentieri al ministero.
Don Bosco stava zitto poi esclamò: « Ho io quello che fa per te. Guarda, si chiama Luca, da quando è piccolo desidera fare il prete, è salesiano nel cuore, ma la vita di oratorio gli sta un po’ stretta, ha bisogno di fare anche altro, voi fate un po’ di tutto e forse potrebbe trovarsi bene da voi».
Così fu che Luca parlò con il suo direttore, il quale lo indirizzò dai cappuccini. Fece fatica all’inizio perché gli pareva che il suo desiderio di dedicarsi al ministero presbiterale (cioè fare il prete) non fosse roba da cappuccini.

Con il cammino tuttavia maturò  la convinzione che il ministero non fosse fuori luogo nelle schiere francescane, nelle schiere di coloro che vanno a costruire Chiesa dove chiesa non c’è e perciò possono tranquillamente fare i preti, a patto che il ministero risponda veramente al suo significato di servizio… ehi ma dove siete scappati … e il conto adesso chi lo paga?
Mannaggia non dovevo mettermi a parlare di teologia, ora il bar è tenuto dagli spiriti avari che non mi faranno certo lo sconto!
Pazienza, in perfetta letizia andrò a elemosinare dai prodighi e che il buon Dio ce la mandi buona!”

Fra Luca


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