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La Madonna di Guadalupe

La Madonna di Guadalupe

1 Novembre 2014

Il secondo appuntamento con la catechesi porta il Gifra a Città del Messico, al cospetto della tilma di Juan Diego e dell’effige della Madonna di Guadalupe. «L’immagine della Madonna di Guadalupe – racconta il relatore, padre Maurizio Gagliardini – è come una presenza viva, studi scientifici hanno dimostrato che la temperatura oscilla tra i 36 e i 37 gradi, come durante la gravidanza e la Madonna a Juan Diego è apparsa gravida».

Messico, 9 dicembre 1531. Sono trascorsi dieci anni dalla conquista di Tenochtitlàn ad opera del conquistador Hernán Cortés. Juan Diego, indigeno tra i primi convertiti alla religione cristiana, sta camminando nei pressi della collina Tepeyac quando vede una giovane donna che si rivolge a lui in nauhatl (la lingua degli aztechi). «La Provvidenza – spiega don Gagliardini – ha voluto raggiungere il nuovo mondo dopo che il popolo “messicano” era stato colpito dal dolore della conquista. Da questo dolore è sorto un messaggio d’amore, che ha portato in tutto il nuovo mondo la redenzione. Juan Diego sentì un canto soave, che superava quello di qualunque uccello. Era la presenza di Maria, di colei che è più giovane del peccato e che quindi ricrea l’incanto e il mistero della creazione, in cui Dio può parlare nuovamente all’uomo». Un dialogo che si rinnova nel nuovo mondo: «La Vergine – prosegue don Gagliardini – chiede a Juan Diego di dire per lei al vescovo – il francescano Juan de Zumarrága – di costruirle un luogo di culto, ma il vescovo diffida delle parole di Juan Diego e chiede di portare un segno. “Io ho schiere di angeli, ma voglio che sia tu ad andare, domattina ti darò un segno” è la risposta di Maria, ma Juan Diego il giorno dopo fa un percorso diverso perché lo zio sta male nella notte e gli chiede di trovargli un sacerdote per confessarsi. La Madonna gli appare lungo il percorso e gli dice che lo zio si è già ripreso, così lui si reca di nuovo sulla collina di Tepeyac e lì la Madonna gli consegna delle rose di Castiglia, che non crescevano nel posto né tanto meno in inverno. Quando Juan Diego mostra le rose al vescovo, questi è preso da un grande gaudio vedendo nella tilma – indumento tipico azteco – l’immagine impressa della Vergine. Il vescovo avvia subito la costruzione del santuario facendo diventare Juan Diego – poi primo santo del nuovo mondo – suo stretto collaboratore».

Da allora il culto per la Vergine di Guadalupe è rimasto costante nei secoli, crescendo fino a fare del santuario la meta di «circa 20 milioni di pellegrini ogni anno. E’ bellissimo vedere i messicani che parlano con la Madonna in questo loro dialogo intimo. Ci si stupisce che la Madonna parli, ma quando mai una madre non parla?». Di ciò sono convinti tutti i fedeli che ogni anno si recano a Città del Messico per pregare dinanzi alla tilma appartenuta a Juan Diego. «L’immagine – confida padre Gagliardini – è sorprendente e per questo è stata studiata a lungo dagli scienziati. Negli occhi c’è una luce umana, la stessa che è presente negli occhi di ogni persona, in quello destro si vedono quanti erano presenti nel momento in cui Juan Diego mostrò le rose al vescovo, tredici persone capovolte come in una camera fotografica. Osservando il manto di Maria, si è scoperto che riproduce il cielo come era quel 12 dicembre del 1531, mentre nel ventre ci sono varie foglie di fiori e piante, tra cui un quadrifoglio che nel mondo azteco simboleggia il Dio incarnato di cui gli aztechi erano in attesa. Juan Diego capì che non si trattava della divinità azteca perché la “Signora” portava un piccolo crocifisso al collo. La tilma è un dono soprannaturale che resta all’umanità a distanza di secoli».


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