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L’incontro di Benedetta

L’incontro di Benedetta

15 Novembre 2014

La catechesi dedicata alle apparizioni di Maria fa sosta nel Delfinato. In Francia meridionale, a una ventina di chilometri dal confine con l’Italia, si trova il santuario di Notre-Dame du Laus, in langue d’oc “Lago”, edificato nel luogo in cui la pastorella Benedetta Rencurel fu condotta dalla visione di una “bella signora”. «Benedetta – racconta il relatore Diego Manetti, scrittore che ha pubblicato diversi libri sul tema delle apparizioni – nel 1664 ha 17 anni e non sa chi ha di fronte, lo intuisce perché la vede con un bambino, ma non chiede nulla per un mese. E la Madonna rispetta la sua discrezione, nelle prime apparizioni non parla, fino al momento in cui le dice “ho una missione per te”. A distanza di un mese, le chiede di salire sul Laus, “mi troverai dal segno che ti darò, un forte profumo di viole”. Benedetta va e trova una cappella abbandonata dedicata alla Madonna del Buon Incontro, lì la sta aspettando la Madonna, che di sovente sceglie posti brutti e isolati dove apparire».

Le agiografie sottolineano come la veggente, orfana, fosse molto povera e ignorante, totalmente a digiuno dei precetti del catechismo. «All’epoca – spiega Manetti – era normale frequentare i sacramenti ignorando i contenuti della Fede. La Madonna affida a Benedetta un compito chiaro: “devi istruire il mio popolo”. Ma Benedetta non sapeva nulla del catechismo e per questo per 54 anni sarà la Madonna stessa la catechista di Benedetta, prima più di frequente, poi col tempo anche a un mese di distanza tra un’apparizione e la successiva. La Madonna insegna a Benedetta, la fede della pastorella si arricchisce a partire da un incontro; a lei la Vergine si presenta in modo semplice: “io sono Maria”. Benedetta non avrebbe potuto comprendere nessun altro titolo di quelli attribuiti alla Madonna». Nel 1672, con il benestare del vescovo della diocesi di Embrun e il diffondersi della notizia delle apparizioni inizia la costruzione del santuario al Laus e la veggente si trasferisce nei pressi dello stesso, iniziando a incontrare i fedeli e i pellegrini. La sua diventa una sorta di missione, preparare i pellegrini all’incontro con Maria, con la conversione e con la confessione, confessione che da tanti era vissuta con timore visto il rigore di confessori e inquisitori formatisi nel clima della Controriforma del XVI secolo. «Benedetta – prosegue il relatore – dice che tutti i fedeli volevano cambiare vita e così lei li preparava alla confessione, dimostrando quanto l’amore di Gesù potesse spingere davvero al cambiamento. A volte citava i dieci comandamenti, a volte il discorso della montagna con le beatitudini. Ora per noi sembra normale, ma all’epoca la teologia morale aveva precetti molto rigidi e più specifici, caso per caso, di oggi. Benedetta proponeva di confrontare la propria vita con le beatitudini perché queste ultime sono il ritratto della vita di Gesù, il vero Santo. L’invito del Laus è ancora oggi valido: scava in profondità nella tua coscienza, se confronti la tua vita con le beatitudini ti accorgi della differenza. Beati i miti, i misericordiosi, i poveri in spirito… qui si vede la distanza tra noi e Cristo e cosa manca per diventare simili a lui».

Allo stesso modo è Benedetta stessa, figura umile e disponibile, a mostrare la strada da seguire. «La sua – dice Manetti – è una figura sottovalutata, ma fu una grandissima mistica, tanto che nel 1673 le apparve Gesù che le donò di poter vivere il dolore della sua passione. Benedetta ha vissuto tutta la vita in una casa spartana e nella sua esistenza ha dovuto soffrire anche per le tentazioni di Satana, arrabbiato perché “tu mi porti via troppe anime”, ed anche per la guerra – la zona fu occupata militarmente dai Savoia – e le incomprensioni con la comunità di giansenisti che si era insediata nel santuario e che guardava con sospetto una persona che si permetteva di preparare alla confessione senza neppure essere una suora. Nessuno capiva la grandezza di questa donna del popolo capace di grandi sacrifici: i registri riportano le guarigioni fisiche, ma non le conversioni che sono state molte di più». Scaturite dall’incontro, vera e propria forma di catechesi: «La Fede è un dono di Dio, ma si trova in un incontro: abbiate la disponibilità di Benedetta di accogliere Dio».


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