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Il cammino

Il cammino

19 Novembre 2012

Il volto all’insù. Quanto spesso l’uomo volge lo sguardo al cielo, quanto spesso vorrebbe librarsi in esso, staccandosi da quella terra che pare limitarne tanto la vista e le possibilità. Diego Manetti torna al Gifra, davanti a un uditorio numeroso quanto negli incontri precedenti, per parlare di “gravità”, della gravità dell’anima, chiamata a raggiungere il cielo ed allo stesso tempo spinta da mille pesi a terra. Quasi che l’uomo in fondo non fosse fatto che per la terra. «Chiedersi – comincia Manetti – se l’uomo è fatto per l’infinito vuol dire chiedersi se l’uomo è fatto per Dio. Nessuno potrebbe determinare i suoi prossimi sessanta secondi, questo lo riconosce la ragione. Perché non riconoscere che la mia dipendenza da altro è dipendenza da un altro. E riconoscere anche la prospettiva di una scelta: tra cielo e terra, ovvero tra luce e buio, verità e menzogna, vita e morte».

Nessuna sospensione tra due termini, per il relatore non c’è che una direzione da seguire, senza tentennamenti o vie di mezzo; niente grigio, anche perché «siamo nel mondo, non siamo del mondo: Siamo senza patria». Per questo occorre levare gli occhi in alto e non restringere la prospettiva in una visione terrena dell’esistenza. «Lorenzo il Magnifico – spiega Diego Manetti – lodava la giovinezza, la gioia di vivere perché “del doman non v’è certezza”, ma basterebbe andare al bar per sentire questa filosofia del “godi ora”. La Madonna, a Medjugorie, ha detto “figli, voi siete così ciechi e legati alle cose della terra”. Tutti muoiono, il problema è saper scegliere la vita eterna. Ci sono persone che stanno contando le ore che gli rimangono e sono già nella vita eterna ed altre, nel pieno della vita, già morte». Perché l’esistenza troppo spesso si consuma in funzione dell’oggi, di bisogni primari e materiali, anche se «un mondo puramente terreno è senza futuro. Sempre la Madonna dice: “State creando un mondo nuovo senza Dio ed è per questo che non siete contenti”. Guardate al mattino le facce che avete intorno, musi lunghi, rabbia contro tutto, ma perché? Su dieci ragazzi che incontro al pomeriggio in uno sportello dedicato a loro, nove mi dicono “prof ho questa rabbia dentro che non so”».

Rabbia, segnale dell’aspirazione ad una dimensione diversa, in cui la vita possa essere più di un intenso ed insensato intervallo di tempo tra la nascita e la morte. Filosofi, santi, scrittori si sono lasciati affascinare in ogni epoca dall’inquietudine, da sant’Agostino, “Signore, il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”, a Shopenhauer, “la vita è un continuo oscillare tra il dolore e la noia”, perfino a Wilde, “l’unica cosa a cui non si può sopravvivere è la morte”, senza dimenticare Leopardi che in “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” scrive “Dimmi, o luna: a che vale / al pastor la sua vita, / la vostra vita a voi? Dimmi: ove tende / questo vagar mio breve, / il tuo corso immortale?” e poi “Nasce l’uomo a fatica, / ed è rischio di morte il nascimento”, per concludere «E’ funesto a chi nasce il dì natale». Eppure proprio Leopardi sente il desiderio di sganciarsi da terra perché “forse s’avess’io l’ale / da volar su le nubi… più felice sarei”, ma chi può dare all’uomo le ali?

«La morte – continua Manetti – tocca a tutti, qualcuno prenderà la tua mano o cadrai nel vuoto? Il limite è l’inizio della liberazione: io dipendo, ma da chi dipendo? La libertà non è assenza di dipendenza, ma sapere da chi dipendo… C’è sempre un’ombra che lascia inquietudine, ma Gesù ci ha promesso il centuplo, ci ha promesso la vita eterna. Noi non ci fidiamo alla cieca, non siamo dei pazzi: ci fidiamo di uno che si è messo in gioco per noi». La vita di oggi ed il suo centuplo, la vita eterna. «E’ una via stretta, lo ha detto Dio. Quando si arriva in cima ad una montagna, solo contemplando il panorama si può avere il senso di ciò che si è fatto». Senza dimenticare appunto che il cammino è arduo e colmo di ostacoli: «La Madonna una volta ha detto “ho bisogno delle vostre preghiere perché si fermi il piano di Satana in questo mondo. Fornicazione, impurità, idolatria, gelosia, dissensi, divisioni, ubriachezza, orge… chi le compie non erediterà il regno di Dio. Ma non vi capita mai che si infilino nella vostra testa pensieri che non sono vostri? Una bestemmia che risuona nella mente, ad esempio».

Forse perché, come suggerisce Pascal, “tra noi e l’inferno o tra noi e il cielo c’è solo la vita, che è la cosa più fragile del mondo”. Fatta di salite e discese, animata da un anelito di ascesi, per raggiungere sulla terra la cima della più alta montagna e presentarsi alle porte del cielo, cosicché con Lin-Chi, filosofo buddista cinese vissuto durante la dinastia Song, “il vero miracolo non è volare in aria o camminare sulle acque, ma camminare sulla terra”.


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